Il Presidente in carica
On. Gaetano Galvagno
Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana
XVIII Legislatura
Discorso di insediamento del Presidente
Onorevole Presidente della Regione,
Onorevoli colleghe e Onorevoli colleghi.
Vi ringrazio anzitutto per la fiducia che mi avete accordato eleggendomi alla carica di Presidente del Parlamento più antico d’Europa.
Grazie a voi l’Aula ha eletto il Presidente più giovane che vi sia mai stato all’Assemblea Regionale Siciliana.
Capirete bene che neanche nella migliore delle ipotesi avrei potuto immaginare di parlare dallo scranno più alto di quest’Aula a soli 37 anni.
Un primato che inevitabilmente è motivo di grande emozione, ma anche di grande responsabilità per me che, da questo momento, mi trovo a calcare i passi sul sentiero tracciato da chi mi ha preceduto.
Un grande onore di cui mi auguro di essere degno.
Durante questi cinque anni ho già avuto il piacere e l’onere di fare parte del consiglio di presidenza in qualità di deputato segretario, di essere vicepresidente della commissione bilancio e componente della commissione Antimafia.
Ringrazio pertanto il Presidente On. Gianfranco Micciché per l’esperienza trasmessami quando sedevo accanto a lui.
Mi sento inoltre di ricordare il Presidente Savona che, nonostante le sue condizioni di salute, ha condotto egregiamente una delle commissioni più complesse come quella del bilancio fino a quando le forze glielo hanno consentito.
Così come sento il dovere in maniera oggettiva di ringraziare per il lavoro svolto il Presidente Fava che si è speso incessantemente proprio nella difficile commissione Antimafia.
Permettetemi anche di rivolgere un ringraziamento e un saluto al Presidente Musumeci per il lavoro svolto e per quello che svolgerà nella sua nuova veste di Ministro per il Sud.
Non tutti probabilmente sanno che il mio impegno in politica comincia dalla scuola e successivamente continua all'università con l’amico On. Giuseppe Lombardo e pertanto, ritrovarmi oggi all’Assemblea Regionale Siciliana insieme a lui, con il quale ho condiviso tanti anni di battaglie, mi riempie il cuore di gioia.
L’onore di guidare i nostri lavori si affianca al dovere di garantire il libero confronto ed il rispetto delle regole proprie della Democrazia con particolare riguardo alle opposizioni sedute tra i banchi riservati alla minoranza.
L’incarico al quale sono stato chiamato e che farebbe tremare le vene ai polsi di chiunque, mi impone responsabilità che sono direttamente proporzionali all'entità delle questioni che saremo chiamati ad affrontare, all’autorevolezza di chi mi ha preceduto, delle forze politiche che hanno auspicato e sostenuto il conferimento di un incarico così prestigioso e soprattutto, da questo momento in avanti, del notevole lavoro che ci impegna e che ci impegnerà nei prossimi, mi auguro, cinque anni.
Un'attività alla quale non intendo sottrarmi e che desidero svolgere nell'interesse di questa straordinaria istituzione democratica, di tutte le sue componenti politiche e dei cittadini che essa rappresenta.
In questo preciso istante, proprio mentre qui celebriamo la prima seduta della diciottesima legislatura che è appena iniziata, penso:
Ai giovani, alla cui generazione appartengo, che hanno diritto ad un futuro operoso e sereno;
Ai meno giovani, che hanno il diritto di poter pensare al futuro senza preoccupazioni;
Alle donne, che hanno il diritto di realizzarsi senza dover rinunziare a parti fondamentali della loro naturale essenza di esseri umani e di cittadini;
Ai più deboli, ai diversamente abili ed agli ammalati, che hanno il diritto di godere di pari opportunità e di essere ben curati;
Agli studenti, che hanno il diritto di potersi formare nella scuola e di potersi affermare nella vita;
A chi ha sbagliato, che ha il diritto di potersi riscattare;
A chi vive ancora nella precarietà e ha il diritto di potersi stabilizzare;
Alle imprese ed agli imprenditori, agli agricoltori, agli industriali, ai commercianti, agli artigiani, ai pescatori, agli operatori dei trasporti, del turismo, della cultura e dei servizi;
Agli artisti che onorano la Sicilia, agli operatori dello sport e del tempo libero, che hanno il diritto di poter crescere e di poter creare lavoro per chi non lo ha, nel pieno rispetto di condizioni di sicurezza e di certezza del diritto.
Tutti loro e tanti altri ci stanno guardando con attenzione e speranza.
Ciascuno di loro ha il diritto di attendersi da tutti noi l’esercizio pieno e generoso del dovere di affrontare e risolvere i vari problemi che ostacolano le aspirazioni di sviluppo e soffocano la nostra Terra.
Noi, insieme, facendo prevalere il buonsenso, che non dovrà mai farsi travolgere dal senso comune, non tradiremo né deluderemo nessuno perché faremo tutto ciò che sarà nelle nostre possibilità.
In questi anni ho visto con i miei occhi come capitasse sovente di esimersi dalle responsabilità. Come se si giocasse ad un continuo scarica barile sulla pelle della Sicilia e dei Siciliani.
In certe occasioni quel pulpito sembrava un pà il palco di un teatro dove si recitava una parte. Molte volte sembrava di tessere la tela di penelope.
L’Assemblea approvava e il governo nazionale impugnava. Il governo nazionale varava una norma e la regione non la recepiva.
Oggi, però, abbiamo una grande opportunità.
Il governo regionale guidato dall’esperto Presidente Schifani e quello nazionale sono dello stesso colore e pertanto, ciascuno di noi, nel rispetto delle proprie posizioni politiche ed istituzionali, deve mettere in moto tutte le forze, le intelligenze e le idee di cui dispone ed è portatore, per creare quella funzionale e sinergica generosità che manca da tanto tempo.
Stavolta non si avranno scuse di alcun genere.
Non ci sarà la possibilità di sottrarsi alle responsabilità.
Questa, Onorevoli Colleghi, per tutti noi, non potrà essere la legislatura delle passerelle o delle parole ma quella delle risposte e dei fatti.
Quelli che verranno dovranno essere e saranno i cinque anni più importanti di sempre, saranno gli anni degli investimenti e del PNRR, saranno gli anni della ripresa economica e quindi non possiamo assolutamente fallire.
Spero infatti che riusciremo a far sempre più valere la nostra condizione di regione a statuto speciale per poter capitalizzare quegli interventi che possano portare la Sicilia a standard europei e non più a fanalino di coda, facendola ritornare centrale nel complesso scenario socio economico del Mediterraneo.
In tal senso mi auguro che ciascuno, dinanzi ai temi di particolare rilevanza e di riconosciuto interesse generale, possa accantonare le proprie appartenenze e guardare oltre, per il bene di tutti.
Attenzione: è vero che veniamo da quasi tre anni assolutamente bui in cui ho vivo nei miei ricordi la paura e l’incertezza delle decisioni le continue e incessanti preoccupazioni.
Sono stati anni in cui nessuno di noi sapeva come affrontare questa terribile pandemia e che non hanno permesso di poter portare a compimento gli obiettivi che legittimamente ognuno di noi si era prefissato.
Ma quello fa parte del “quasi” passato, oggi dobbiamo risolvere i problemi del presente e programmare il futuro nel miglior modo possibile.
Abbiamo un’importante scommessa e non possiamo perderla, soprattutto in un momento altrettanto difficile come questo, a causa della sanguinosa guerra che sta affliggendo l’Ucraina, al cui popolo va la nostra solidarietà.
Mi impegnerò ad essere non solo il presidente di tutte le forze politiche, ma di tutti, veramente tutti, i sindaci siciliani che con grandi sforzi, ogni giorno, combattono con i problemi del territorio, senza avere i nostri stessi benefici, e che sono legati da un amore altrettanto vero nei confronti della politica.
A partire dall’entroterra che spesso è stato dimenticato, dobbiamo trasformare quelli che oggi sono privilegi in diritti.
Non sarò però mai il presidente di chi vorrà portare avanti interessi personali.
Mi piace ricordare quanto accadutomi in questa mesi. Ho girato parecchio, come immagino ognuno dei candidati, ma un episodio mi ha colpito profondamente.
Essendomi recato in un centro di riabilitazione per disabili, dopo aver visitato e conosciuto la struttura, quando ero sul ciglio della porta, dopo tutte le cose che ci eravamo raccontati, mi sono reso conto che poco dopo sarei ritornato alla mia vita normale, ma loro sarebbero rimasti li.
Vorrei dare quindi, negli anni a venire, particolare attenzione ai diversamente abili e creare le migliori condizioni per poter offrire loro una vita dignitosa.
Mi auguro inoltre che questa Assemblea possa alzare ancor di più l’asticella ed essere vicina al governo regionale quando affronterà le questioni che riguardano la povertà, ma che non dimentichi quelle che riguardano il ceto medio che oggi, sembrerebbe, con il caro vita, sia diventato la nuova frontiera del disagio.
Un ultimo pensiero, prima di concludere questo mio breve messaggio di ringraziamento e di saluto a voi ed ai siciliani, desidero rivolgerlo a tutti i dipendenti di questo Parlamento e dell'Amministrazione Regionale, ai quali manifesto la mia piena disponibilità, affinchè possano sempre svolgere il loro lavoro con la serenità, la professionalità e l’impegno che gli è riconosciuto a tutti i livelli.
Allo stesso tempo, però, chiedo loro di non risparmiarsi e di accompagnare l’ARS e la Regione Siciliana nel lungo percorso che deve vederla in prima linea nella costruzione di una Sicilia diversa, più efficiente e moderna, di una Sicilia capace di tenere comportamenti rispettosi della legge.
Intendo riferirmi soprattutto ad una Sicilia capace di contrastare i fenomeni criminali e mafiosi cosi come hanno fatto perdendo la vita:
CARLO ALBERTO DALLA CHIESA,
PIO LA TORRE,
PIERSANTI MATTARELLA,
GIOVANNI FALCONE,
PAOLO BORSELLINO,
FRANCESCA MORVILLO,
GLI UOMINI DI TUTTE LE SCORTE,
E TUTTE LE ALTRE VITTIME DI MAFIA.
Dedico inoltre un particolare pensiero ad alcune persone che mi hanno aiutato a crescere politicamente, che credono nei giovani, nel merito, nel talento, nella libera impresa e con cui sono certo potremo collaborare tutti nell’interesse della Sicilia e dei siciliani.
Mi riferisco al presidente del senato Ignazio La Russa, a cui mi lega un profondo rapporto d’amicizia, che ha radici ben salde nella nostra Paternò, il quale mi ha supportato e consigliato sin dai miei primi passi nella politica territoriale, trasferendomi i valori della mediazione e la necessità di salvaguardare sempre l’umanità contro ogni possibile deriva del cinismo e dell’insensibilità’.
Insieme a lui desidero ringraziare il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, prima donna a ricoprire questo prestigioso incarico che segna certamente una svolta per la nostra nazione.
Permettetemi, però, proprio in una simile importante circostanza, per me così emozionante, di rivolgere un pensiero alla mia famiglia tutta ed in modo particolare a mio padre che appartiene agli oltre 300 camici bianchi che ha perso la vita, da medico in pensione, per continuare ad aiutare la gente affetta dal Covid.
Ringrazio tutti coloro i quali, come lui, sono stati sottratti all’affetto dei loro cari da una pandemia che oggi, fortunatamente, sta per essere definitivamente sconfitta, sia per merito del grande senso del dovere dei cittadini, sia per l’impegno degli operatori della sanità, dei volontari e della scienza.
Un pensiero desidero inoltre rivolgerlo a tutti coloro i quali hanno contribuito a contrastare questa pandemia, dagli organi di stampa, alle cassiere dei supermercati, alle forze dell’ordine e a chiunque, in qualsiasi ambito e forma, non si sia sottratto a combattere questa tragedia mondiale.
Un abbraccio alle famiglie delle vittime del lavoro, delle vittime del dovere e a quanti si sacrificano ogni giorno per garantire salute e sicurezza.
Il mio impegno, il nostro impegno e‘ e sarà di mantenere vivo il ricordo di chi si e’ sacrificato con la propria vita.
Sono convinto che riusciremo nel nostro intento e per questo, nell’affidarmi alla fede in Dio, alla ragione, alla volontà, all’equilibrio, al rispetto delle prerogative di ciascun parlamentare e di ciascuna forza politica e soprattutto al buonsenso, vi ringrazio ancora, vi auguro e mi auguro buon lavoro.